giovedì 21 luglio 2011

Cornetto fresco

cima Verde, Dos d'Abramo e Cornet
E' straordinario come anche i soliti giri, ripetuti a distanza di anni, possano acquisire un gusto totalmente diverso, perchè nel frattempo si sono arricchiti di significato, ricordi, esperienze, cultura, emozioni...
Ed è proprio il caso di questa escursione, tradizionale e consueta per chi, come me, è cresciuto nella città di Vento e che, amando la montagna, sicuramente questo itinerario l'ha fatto, rifatto e strafatto.

Mi riferisco alle tre cime del monte Bondone: Cornetto (Cornet! in local slang), Dos d'Abramo e Cima Verde, che però vista dalle altre due è più rossa che verde!), giro che penso di avere affrontato la prima volta da bimbettina ai centri estivi, e che allora aveva il semplice significato di una sgambata (anche un bel po' faticosetta e a tratti esposta, in verità... dovevano essere pazzi a portarci una ventina di ragazzini debosciati) e che oggi invece posso gustarmi davvero con tutti e 5 i sensi, ma anche intimamente.

dalla cima Cornet: Doss d'Abramo e cima Verde
Partenza quindi di primo mattino, confidando in una rapida e positiva risoluzione delle condizioni meteo... perchè alla partenza dalla piana delle Viote (1580 m) fa un freddo boia, e le cime innevate del Brenta sullo sfondo ne sono la testimonianza. Di bello c'è che la solitudine è assoluta... c'è giusto il malghese che mi urla di rimettere bene a posto il filo dell'elettricità e mi chiede come mai stia partendo con quel tempo, e un tedesco che mi precede di poco e ad un certo punto mi fa notare un branco di circa 10 caprioli che alla nostra vista sta scappando... e mi chiede in inglese cosa siano... ma come si dice caprioli in inglese? alla fine mi sa che ha capito camosci....

sorgente
Comunque l'idea iniziale era di salire solo sul Cornetto (2180 m)... poi vabbè, mi è scappato di fare il giro intero, Dos d'Abramo (2140 m) e Cima Verde (2102 m)... dopotutto quand'è che mi ricapita?
E ho fatto proprio bene, perchè seppur considerato dai ventini quasi un giro ovvio e abusato, in realtà nel suo piccolo è proprio un grande classico... non gli manca mica niente!

le 3 cime, da quella Verde
Alla base di Cornet e Dos d'Abramo c'è un validissimo deposito fossilifero eocenico, ci sono testimonianze storiche tipo camminamenti e postazioni d'avvistamento, la sorgente d'acqua pura e buona, fiori, fatte d'animali e tutto quanto è di gradimento all'appassionato naturalista, c'è pure la ferratina per avere un po' di brivido! (io però stavolta ho messo la prudenza al primo posto, e l'ho aggirata... visto che mi rimbombavano in testa i brontolamenti che avrei ricevuto dai miei familiari!) E poi è davvero panoramico, peccato che ci fossero ancora tante nubi, altrimenti i 360 gradi dal Cornetto sarebbero stati proprio una bella foto.
Accontentiamoci di queste!


descrizione seria ed accurata dei luoghi 

mercoledì 20 luglio 2011

ritorno alla val di rabbi



Il sito individuato come luogo ospitante la seconda uscita annuale del furgone in assetto da camper duro è stato niente meno che il bel campeggio Al Plan di Rabbi!

In lingua locale Al Plan vuol dire “cozze all’acqua pazza”. Sono ancora ignote le origini di tale significato ed in effetti gli studiosi faticano non poco a dimostrare come in un ambiente tipicamente montano l’espressione riporti un chiaro richiamo marino. Fino a metà degli anni 50 si ipotizzava che un manipolo di invasori siculi, diretti verso il nord Europa decisi a vendicare l’antica invasione vichinga, si perse nella Piana Rotaliana causa l’eccessivo consumo di Marzemino d’Isera, e confluì in val di Rabbi. La frustrazione causata dal fallimento e l’incontro con la popolazione locale rese stanziali i manigoldi che diffusero seme e linguaggio.

Seguirono altre indagini e conseguenti conclusioni. Solo di recente un manoscritto ha fatto emergere la verità: l’allora proprietario dell’appezzamento dove sorge il campeggio, per burlarsi dei concittadini, si dichiarò reduce della epica battaglia tra le Repubbliche Marinare di Venezia e Genova. Nel corso della stessa, raccontava, un nemico lo colpì energicamente al plesso solare così da rendergli possibile solo esprimersi in lingue costiere.


In ogni caso siamo arrivati in valle il sabato mattina ed abbiamo affrontato la agghiacciante salita sterrata che porta alle cascate dell’ostrega (in lingua locale 'di Saent'). Dopo i primi 3.000 metri di dislivello il sentiero diventa scivoloso causa… cascata!, stretto, ripido e privo di fragoline. Il risultato è che Heidi Nosiola ha fatto l’ultimo tratto fino alla cima di corsa ed io ho tenuto, scendendo, in sospensione con la mano destra un Camilo Cienfuegos impaurito dal precipizio. Nel contempo Zorro, appeso al mio braccio sinistro, colpiva con fare spigliato chi incontrava sul sentiero, armato di arbusto acuminato.
Dopo il pic-nic con panini senza coltello e albicocche geneticamente modificate, sosta alla malga sottostante con relativo gelato e birretta, camminata in discesa con raccolta finferli, pausa al parco giochi, cacca di Camilo in un bagno qualsiasi, siamo arrivati in campeggio. Lì abbiamo immediatamente dato il meglio di noi stessi creando l’accampamento con il solito rituale del cazziatone rivolto ai bambini disubbidienti. Dopo la doccia calda ristoratrice abbiamo senza indugio continuato ad urlare fino a dopo cena.


La passeggiata post pasto verso i prati ha anticipato il sacrale litigio per mettere a letto i pupi.


Da ricordare l’assenza dell’acqua calda, a parte la doccia. Testimone di questo gli svariati arti anteriori incollati dal freddo ai rubinetti esterni. Alcuni anzianotti sono costretti a chiamare il fabbro del paese per rimuovere la dentiera saldamente incollata all’algido lavandino in inox dove, incautamente, l’avevano poggiata.
La luce mattutina ci ha accarezzato unanimi al fresco della montagna. Proprio ciò che cercavamo, dopo settimane di caldo torrido in città.
A questo punto la macchina organizzativa si mette in moto: iniziamo la spavalda camminata che separa il campeggio dalla malga (Fratte) dove abbiamo prenotato il pranzo. Affrontiamo tracotanti la salita radendo al suolo le piantine di dolci fragole selvatiche. Arriviamo in quota alla malga la cui peculiarità maggiore è cucinare solo polenta. Questa volta siamo stati fortunati dal momento che hanno servito anche lo spezzatino. Entrambi i pupi hanno sbafato il grasso piatto alla velocità della luce, noi di seguito, essendo tutto molto buono.



La cucina è molto semplice, non ci sono dolci, ma alla fine siamo riusciti ad ottenere un succulento piatto con salsiccia locale arrostita. Il cameriere, probabilmente figlio dei proprietari della malga, è ampiamente minorenne ed è pettinato come tutti gli altri componenti la famiglia: capelli lunghi dietro a foderare il collo e corti sopra, forse tagliati con l’attrezzatura proveniente dalla stalla. A contorno del cibo anche una bottiglia di vino rosso sicuramente genuino. Lo desumo dal fatto che per far tornare il colore originale alle labbra ho dovuto ricorrere alla liposuzione!
Risultato del fine settimana è che i bambini non volevano tornare più a casa…in effetti sarebbe stato piacevole proseguire la vacanzina al fresco della valle di Rabbi.
Colesterolo permettendo.

sabato 2 luglio 2011

monte peller



Di nuovo oltre quota 2000 e stavolta tutti quanti! Ma dislivello poco significativo, insomma si fa quel che si può.
Giro comunque entusiasmante, in cui Camilo Cienfuegos è stato ricompensato dalla sua iniziale ritrosia a compiere più di 2 passi dall'incontro ravvicinato con bestie e animali di diversa foggia: caprioli, nibbi, marmotte, asini, cavalli, mucche.... ma soprattutto, grazie forse alla stessa fortuna con cui riesce a trovare lische anche nei pesci meglio sfilettati, una bellissima vipera, avvistata proprio subito dopo averlo messo in guardia dal ficcare mani e piedi nell'erba alta e tra le rocce.

Il pranzo al sacco è stato accompagnato dall'incredibile vista del Brenta circondante il lago di Tovel, ma soprattutto da un gruppo impertinente di mucche ampiamente sbavanti e scagazzanti.

E forse ciò che più di tutto ha stuzzicato l'interesse di Camilo, è stata proprio l'osservazione degli inestti coprofagi scavare gallerie 
all'interno delle boazze!

il Peller e i suoi dintorni