lunedì 27 febbraio 2012

una confessione che pesa...

Mi sento a disagio ad aprirmi così francamente da raccontare quanto seguirà.
Mettere a nudo un aspetto così intimo del mio io e confessare quanto combinato, anche a mesi di distanza, mi spinge ad erigere una sorta di barriera che inconsciamente mi solleva da una difficilmente gestibile angoscia interiore. Per farlo metto sul fuoco un paio di cotechini da consumare con senape, purè di patate ed un goccio di irrinunciabile Nero d’Avola.
Parlo al singolare ma il coinvolgimento è proprio anche di Nosiola, in particolare nella parte riguardante il cotechino…
Tutto è cominciato al ritorno dalla Toscana, dove il mitico Westfalia ha ospitato noi quattro al suo interno, per 10 giorni. Accadde durante il viaggio verso casa, appunto…nessuno immaginava potesse essere l’ultimo! Metà della strada era già alle spalle di buon mattino, a dire il vero a metà pomeriggio, ma questi particolari sono marginali in queste situazioni. Il comportamento del mezzo meccanico impeccabile come sempre, i consumi sotto controllo, la radio di bordo trasmetteva solo propaganda a noi cara, Zorro e Camilo stranamente non si azzuffavano ed anche i piccoli cadaveri dei moscerini spremuti sul parabrezza generavano un curioso disegno a forma di reggipetto sorridente. Le nostre menti impegnate all’unisono a decifrare cosa mangiare a cena, quando improvvisamente la voce di Heidi lacera la scena con un sottovalutato: “cosa ne pensi se lo compriamo?” Eccitato dall’idea di comperare qualcosa mentalmente elenco le cose più urgenti: un lazo da cow-boy, un poster con Cicciolina intenta a succhiare mezzo litro di genzianella, un tornello da mettere nella camera dei ragazzi, delle vitine. Dico invece la cosa meno logica: “i teli termici da posizionare sui vetri laterali del Westfalia per evitare il gelo invernale?” Nulla di tutto ciò! Heidi Nosiola squarcia l’abitacolo proponendo un altamente emotivo “no, stavo pensando di vendere il Westfalia e comprare un camper più grande e comodo!”
A quel punto il tempo su tutta l’Emilia Romagna si è per un attimo fermato, il vento ha cessato di soffiare, i fiumi di scorrere, gli allevamenti di maiali di puzzare ed io nella confusione ero convinto di dover mangiare le vitine a cena. Ripreso il soffio vitale i bimbi hanno gridato eccitati SIIIIIIIIIII, così anch’io, che già covavo il desiderio di ampliare la nostra casa viaggiante da tempo. Ricondotti alla realtà dal logo della Volkwagen che capovolto dal dolore pareva sussurrare un disperato ABBASSO al posto del solito solido sorridente EVVIVA, ci accorgiamo di aver di fatto abbandonato il nostro amato mezzo teutonico, tradendolo da dentro nel pieno dell’esercizio delle sue funzioni. Come sempre fedele.
È stato come tradire noi stessi, come tradire un modo di vivere, una scuola di pensiero. Ma alla fine chi se ne fotte, ora stiamo più comodi e c’è pure il cesso con doccia separata.



La vendita è stata rapida, lo hanno comperato subito. Se ne è andato con la sua voce inconfondibile. Ogni tanto lo vediamo ancora e la nostalgia rimane. Lui è lì fiero, si è messo a disposizione dei suoi nuovi compagni di viaggio. Una volta l’ho anche accarezzato sul fianco e lui giustamente ha fatto finta di nulla, come ogni buon professionista dovrebbe fare. Quasi volevo entrare, ma forse il nuovo proprietario avrebbe espresso parere contrario alla cosa. Ora ci ignoriamo come buoni ex compagni, siamo però sicuri, io Heidi e i pargoli che ci piacciamo ancora. Abbiamo ricordi belli da non cancellare…

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